Cause della perdita di udito meno note

ragazza mano orecchio conversa sorride

Come sappiamo l’udito ha un impatto notevole sul nostro stato di salute generale ed è per questo motivo che spesso si parla delle cause della perdita di udito, individuandole generalmente nell’invecchiamento o nell’eccessiva esposizione a rumori forti. In realtà esistono molte condizioni (o patologie) che possono determinare il sopraggiungere di alcuni problemi di udito più o meno gravi, talvolta sottovalutate perché poco correlate all’apparato uditivo, ma ugualmente influenti e che pertanto sarebbe bene conoscere. L’esercizio fisico, ad esempio, ha una netta correlazione con la capacità uditiva tanto che il sovrappeso può essere una tra le cause della perdita di udito, come recenti studi hanno dimostrato. Lo stesso diabete è una patologia che può avere molti altri effetti di natura vascolare o neuropatica, tra cui il calo dell’udito, appunto. Ad oggi non è ancora chiara quale sia la relazione tra questa patologia e il calo uditivo, non si sa bene in che modo esso si manifesti, ma è universalmente accertato l’effetto del diabete  sulla coclea. La malattia, infatti, potrebbe pregiudicare il sistema vascolare o neurale dell’orecchio interno e condurre a una ipoacusia di tipo neurosensoriale, il caso più registrato di ipoacusia tra i pazienti presi in esame dalle ricerche. Altra malattia, a quanto pare notevolmente influente sull’apparato uditivo, è l’osteoporosi. Secondo una recente ricerca, infatti, chi soffre di perdita di massa ossea ha un rischio quasi doppio di sordità improvvisa di tipo neurosensoriale. Le cause non sono ancora note, ma in genere ciò avviene solo per un orecchio. Come se non bastasse il numero già considerevole di effetti negativi che comporta all’organismo, sorprendentemente un’altra tra le cause della perdita di udito è il fumo. il fumo, sia attivo che passivo, sia associato a difficoltà uditive. Una recente ricerca ha, infatti, rivelato che il vizio di fumare un aumento del rischio di sordità pari al 15,1%, mentre l’esposizione al fumo passivo ha addirittura un effetto ancora più negativo, con un rischio del 28%. Non si conoscono ancora le dinamiche attraverso cui il fumo altera la capacità uditiva, ma è molto probabile che ciò sia legato a un’altra patologia di cui il fumo è a sua volta causa: l’ipertensione. L’apparato uditivo, infatti, è molto sensibile alle alterazioni del flusso sanguigno nei vasi auricolari; i soggetti ipertesi sono maggiormente predisposti a sviluppare calo dell’udito e acufene, perché, venendo meno una normale situazione di microcircolo vascolare, anche l’orecchio e il nervo acustico possono risentire dell’eccesso di pressione arteriosa. Infine, ci sentiamo di ricordare, tra le cause della perdita di udito meno note, anche tutte quelle patologie che comportano un aumento della temperatura corporea: febbre, meningite, malaria etc.; pertanto, il consiglio è di non sottovalutare tra tutti gli effetti collaterali che una particolare malattia può avere anche quelli sull’udito, dal momento che questi ultimi se affrontati in fretta possono in molti casi essere risolti con l’aiuto di uno specialista.

La labirintite e i suoi effetti sull’udito

ragazza vertigini labirintite

La labirintite è un’infiammazione dell’orecchio che provoca disturbi dell’equilibrio. Spesso confusa con semplici vertigini o nausea, in realtà è un disturbo molto serio che interessa una specifica zona dell’orecchio interno, il labirinto, e comporta un danneggiamento del sistema vestibolare. A seconda dei casi, la labirintite può essere persistente e durare dalle tre alle sei settimane o manifestarsi esclusivamente sotto forma di attacchi improvvisi. I principali sintomi sono nausea, vomito, nistagmo (una sorta di movimento oscillatorio e ritmico del bulbo oculare assolutamente involontario), malessere diffuso, calo dell’udito, acufeni, ma soprattutto vertigini e perdita di stabilità. Tali sintomi possono avere un’intensità variabile a seconda della forma e della natura del disturbo e costringere anche la persona a letto per lungo tempo, in caso di grave instabilità, per esempio. La labirintite, infatti, ha cause spesso non chiare. Può dipendere da un virus, da un’infezione batterica, può derivare da un’altra malattia (orecchioni, morbillo, mononucleosi, o addirittura un semplice raffreddore), può essere conseguenza di un trauma cranico o semplicemente discendere da condizioni estreme di stress o allergia, in alcuni casi dipende da malattie gravi come tumori o sifilide. A seconda dei casi, ovviamente, essa ha conseguenze più o meno gravi, sia per quanto riguarda l’intensità dei sintomi sia per la loro persistenza nel tempo. Alcune forme di labirintite, infatti, possono prevedere danni permanenti all’apparato vestibolare e in questi casi il decorso della malattia di solito si divide in tre fasi: una fase acuta, che racchiude i sintomi più gravi, due settimane circa in cui i sintomi si affievoliscono, fino alla guarigione, e una fase finale cronica, di compensazione, che può durare mesi o anni. In ogni caso i sintomi acuti, cioè le vertigini, la nausea e il vomito, guariscono dopo diversi giorni o settimane in tutti i casi di labirintite, invece nel caso di una riduzione dell’udito essa varia maggiormente da persona a persona, ma può avere effetti anche permanenti. Di norma la persona affetta da labirintite accusa un certo grado di ipoacusia, ma esistono forme più gravi in cui si determina una lesione irreversibile dell’orecchio interno che può condurre anche a una sordità grave. Altro sintomo legato all’udito è la manifestazione di acufeni, diffusa quasi in tutti i casi di labirintite: i fastidiosi suoni si possono udire in momenti alternati o di continuo e spesso si concentrano nella fase iniziale della malattia. In tutti i casi di labirintite, comunque, il calo dell’udito è un sintomo che va riferito immediatamente allo specialista: molto spesso si abusa del termine labirintite andando a indicare anche patologie che le somigliano ma non corrispondono alla vera e propria neurite vestibolare, ma nei casi più seri è opportuno affrontare il problema il prima possibile, per evitare che esso comporti danni irreversibili per la salute e soprattutto per l’udito della persona.

Farmaci ototossici: un rischio per l’udito

mano farmaci pillole colorate

Lo abbiamo detto più volte: tra i cinque sensi l’udito è il più sensibile e i pericoli a cui si va incontro per la salute dell’apparato uditivo sono sempre in agguato. Uno di questi deriva da una specifica tipologia di medicinali, i cosiddetti farmaci ototossici, così definiti perché includono tra i loro effetti collaterali proprio il danneggiamento dell’orecchio (in particolare, delle cellule sensoriali dell’orecchio interno, responsabili dell’udito e dell’equilibrio, e del nervo acustico). Gli effetti di queste sostanze possono variare per forma e gravità: solitamente la loro assunzione provoca acufeni, vertigini, iperacusia o ipoacusia. Nei casi più gravi, invece, l’azione ototossica può portare a marcate perdite dell’udito, fino alla sordità. Alcuni medici ipotizzano che esista anche una predisposizione genetica, a causa della quale gli effetti ototossici possono essere maggiori in determinati pazienti. In commercio esistono oltre 200 farmaci ototossici e sono ben noti anche agli stessi medici, i quali, tuttavia, li prescrivono ugualmente dal momento che alcuni di questi talvolta sono insostituibili per salvare la vita del paziente. Nel corso di un trattamento con queste sostanze il nostro udito è messo a dura prova, specie se durante l’assunzione ci si espone a forti rumori, i cui effetti dannosi vengono in questi casi amplificati. Sono riconosciuti come farmaci ototossici in grado di creare danni permanenti: -alcuni antibiotici aminoglicosidici; -alcuni farmaci oncologici. Altri farmaci, la cui assunzione deve comunque essere adeguatamente ponderata, possono causare danni temporanei, e sono: -FANS; -antimalarici; -vari diuretici. Alcune ricerche hanno recentemente posto l’attenzione sugli analgesici: l’abuso di ibuprofene e paracetamolo, infatti, sembra essere responsabile della perdita di udito per moltissimi soggetti. Una ricerca del Brigham and Women’s Hospital di Boston ha dimostrato che una donna ogni venti deve la propria ipoacusia all’eccessiva assunzione di analgesici. Se si considera, poi, che la stessa ricerca afferma che una donna ogni 12 assume paracetamolo o ibuprofene almeno due volte a settimana, si intuisce facilmente quanto diffuso sia il pericolo. Si tratta, infatti, di farmaci assunti da tutti noi molto di frequente, per un ventaglio davvero ampio di disturbi, il cui uso prolungato, però, può aumentare il rischio di perdita uditiva addirittura del 9%. Che fare, dunque, contro i farmaci ototossici? In alcuni casi, purtroppo, ancora si può far poco, in quanto alcuni dei farmaci ototossici che abbiamo elencato sono essenziali per salvaguardare la vita di pazienti affetti da patologie molto gravi. Uno spiraglio, però, arriva dall’America, dove il National Health Institute ha recentemente finanziato una ricerca finalizzata proprio all’individuazione di un farmaco che funga da protezione per l’udito e per l’equilibrio di quei pazienti costretti ad assumere determinate classi di farmaci ototossici. Per il momento, il medico dovrebbe valutare caso per caso il rischio a cui il paziente va incontro: sia nel caso in cui gli venga somministrato un farmaco ototossico, sia nel caso in cui egli non lo assuma; per poi decidere tra le due possibilità, ovviamente, quella meno dannosa. Quanto agli analgesici, infine, dato che molto spesso essi vengono assunti in piena indipendenza dal paziente e non sempre prescritti dal medico, la nostra accortezza va da sé che sia di evitarne l’abuso; considerato che ad aumentarne gli effetti ototossici, come si è detto, è proprio l’assunzione prolungata nel tempo

Acufene: cause e rimedi per il ronzio alle orecchie

signora mano orecchio fastidio

L’ acufene, anche conosciuto come tinnitus, è un disturbo dell’udito costituito da rumori quali fischi, ronzii, fruscii etc. che l’orecchio percepisce anche se non provengono dall’esterno, tanto fastidiosi da influire sulla qualità della vita del soggetto che ne è affetto provocandogli stress, ansia, emicrania e disturbi del sonno. In realtà, l’ acufene non è considerato una malattia, ma piuttosto un disturbo che può derivare da diversi fattori: danni neurologici, infezioni dell’apparato uditivo, allergie, accumulo di cerume o l’esposizione all’inquinamento acustico. A seconda dei fattori che lo hanno determinato, e soprattutto della persona che ne soffre, può variare e assumere forme diverse. Le ricerche hanno dimostrato che può colpire indifferentemente sia persone affette da altri problemi uditivi sia persone normoacusiche: in Italia, in particolare, ne soffrono ben 2,5 milioni di persone. Come si diceva, l’ acufene può essere di diverso tipo: alcune persone affermano di avvertire un suono generico e diffuso, altri, invece, lo descrivono come una pulsazione costante o a intermittenza. Talvolta gli acufeni possono essere isolati, sporadici e/o reversibili – ad esempio, possono comparire immediatamente dopo l’esposizione a forti rumori per poi affievolirsi dopo un po’–; in altri casi costituiscono un problema costante che non concede sollievo nemmeno durante il sonno. Per fortuna esistono dei rimedi, e quando il fastidio non viene eliminato del tutto si riesce comunque ad alleviare il rumore. Cosa fare, quindi, per combattere il fastidioso acufene? Il primo passo è senza dubbio quello di consultare uno specialista, per definire il trattamento più idoneo a seconda della causa del disturbo; esso, infatti, talvolta può non essere legato direttamente all’apparato uditivo e dipendere da cause esterne: ossia rumori di origine vascolare, tubarica, muscolare, trasmessi per via ossea e in grado di stimolare il recettore cocleare in modo tale che si senta il perenne fischio. Controllare l’alimentazione, poi, è un’ulteriore precauzione: la dieta che si segue, infatti, incide fortemente sul tinnitus, avendo la capacità di farlo aumentare o diminuire. Ridurre drasticamente il consumo di grassi, sale, alcolici e superalcolici, non solo fa bene a tutto il corpo, ma è anche un efficace rimedio contro il fastidioso ronzio causato dall’acufene. Verificare che i farmaci che si assumono non sia ototossici: alcune sostanze, infatti, possono essere causa del ronzio nell’orecchio, pertanto sapendolo si può scegliere di sostituirli con una valida alternativa. Fare esercizi per distrarsi dalla percezione dell’acufene e ignorare volutamente il ronzio: esistono terapie sonico vibrazionali e trattamenti medici olistici, come la pranoterapia e il massaggio armonico che possono fungere da valido aiuto per la risoluzione del problema. Fare sport. Chi fa attività fisica incrementa lo sviluppo delle aree del cervello che regolano la risposta emotiva, quindi riesce ad avere un maggior controllo dello stress provocato dall’ acufene.

“Invecchiamento della persona e invecchiamento dell’udito” – Conferenza Star Hotel Michelangelo

aula conferenza

Venerdì 24 febbraio alle ore 20:00,  presso l’Auditorium dello Star Hotel Michelangelo, si terrà una conferenza sul tema: “Invecchiamento della persona e invecchiamento dell’udito”. La Conferenza è l’occasione per aprire un confronto tra il mondo dei geriatri, quello degli audioprotesisti e degli audiologi. Tra i principali argomenti trattati ci sarà la relazione tra deficit uditivo nelle persone anziane ed impoverimento delle capacità cognitive. I Relatori che interverranno saranno: Pietro Perricone – Senior Toscana Federanziani Paolo Vannucchi – Cattedra di Audiologia, Università degli Studi di Firenze Sabrina Torniai – Psicologa Gianni Mantelli – Centri Acustici Armonia

Ascoltare musica con le cuffie ad alto volume: a rischio i più giovani

ragazza ascolta musica cuffie strada

L’allarme dall’Unione Europea è stato lanciato diversi anni fa, ma ascoltare musica con le cuffie ad alto volume induce ancora moltissime persone a una diminuzione dell’udito. Il rischio, infatti, è stato dimostrato da una notevole quantità di ricerche nel corso degli anni, eppure ancora è altissima la percentuale di giovani, soprattutto adolescenti, che ascoltano musica tramite dispositivi digitali superando abbondantemente gli 85 dB (cifra al di sotto della quale il rumore è considerato innocuo). Specie quando si trovano in ambienti in cui c’è un rumore di fondo, i giovani tendono a valicare abbondantemente questo tetto massimo: il 10% di essi, infatti, si espone ad un rischio sicuro di trauma acustico oltrepassando la maggior parte delle volte i 100 dB. Occorre considerare che ascoltare musica con le cuffie ad alto volume può far perdere fino al 90% delle fibre nervose cocleari, responsabili della trasmissione dei suoni al cervello. Per decenni, in realtà, come indicatore di perdita dell’udito, la ricerca scientifica si è focalizzata esclusivamente sulla perdita delle cellule ciliate. In verità le onde sonore stimolano le cellule ciliate e il loro movimento fisico si trasforma in impulsi elettrici per il cervello, ma le fibre nervose hanno il compito di trasportare questi impulsi. Anche un danno a queste ultime, quindi, può provocare perdita dell’udito. Per contrastare questo fenomeno, gli esperti raccomandano estrema cautela e in particolare ricordano sempre la famosa regola del 60: ascoltare musica con le cuffie ad un volume non superiore a 60 dB e per non più di 60 minuti al giorno.

Primo apparecchio acustico: 5 consigli per chi lo ha appena acquistato

apparecchi acustici sparsi

Se avete da poco acquistato il primo apparecchio acustico della vostra vita vi saranno utili alcuni consigli per familiarizzare col nuovo dispositivo e per abituarvi a farne un uso consapevole. Innanzitutto, cosa non sempre scontata, l’apparecchio acustico è uno strumento strettamente personale e, come tale, va utilizzato soltanto dal suo proprietario. Ciò non solo per ovvie ragioni di igiene, ma anche e soprattutto perché questi dispositivi sono programmati e modulati in modo specifico in base all’ipoacusia del loro portatore. Pertanto, se utilizzati da altri, potrebbero esseri manomessi o, peggio, causare a quest’ultimo problemi di udito. Molto spesso accade che, dopo l’acquisto di un apparecchio, alla prima applicazione il paziente riscontri problemi ad abituarsi al nuovo strumento: potrebbero manifestarsi dolore, irritazione, aumento di cerume o fastidi legati alla percezione di rumori e suoni differenti da quelli a cui si era abituati. Ma occorre restare calmi e sapere che si tratta di ordinarie e fisiologiche reazioni del nostro orecchio al nuovo corpo estraneo al quale non è abituato. Parlandone con l’audioprotesista sarete tranquillizzati e vi verrà consigliata la soluzione più adatta alle vostre esigenze. Un’altra cosa che è bene ricordare è di tenere il più possibile l’apparecchio acustico lontano da fonti di calore e umidità. Non fare il bagno o la doccia indossandolo, ad esempio, e qualora dovesse bagnarsi troppo, evitare di asciugarlo avvicinandolo a fonti di calore eccessivo come il phon o una stufa. Basterà lasciare aperto il vano batteria e il dispositivo sarà nuovamente pronto all’uso dopo 24 ore. Ben presto vi accorgerete che in alcuni ambienti eccessivamente rumorosi diventa difficile trarre beneficio per l’udito sebbene si indossi un apparecchio. Per migliorare l’esperienza di ascolto, quando la situazione intorno diventa insostenibile, una soluzione potrebbe essere spegnere l’apparecchio e comunicare alle altre persone presenti che si è ipoacusici e momentaneamente sprovvisti del proprio dispositivo. Se invece le condizioni non sono così avverse da ricorrere al rimedio estremo di spegnere l’apparecchio, è consigliabile posizionarsi in un posto abbastanza lontano dalle fonti di rumore. Infine, una buona manutenzione dell’apparecchio non può prescindere da due regole essenziali: per prima cosa utilizzare sempre batterie nuove per l’apparecchio, restituendo le vecchie all’audioprotesista (se si prevede di non utilizzare l’apparecchio per un tempo prolungato è preferibile rimuovere le batterie); in secondo luogo, pulire l’apparecchio acustico ogni mattina seguendo dettagliatamente le indicazioni del proprio audioprotesista di fiducia.

Il counseling del dottore audioprotesista moderno

mano di un audioprotesista in primo piano che indica un apparecchio acustico inserito nel modello di plastica

Il percorso di riadattamento acustico del paziente adottato dai Centri Acustici Armonia si basa sui più avanzati sistemi di fitting, di misura e di rilevazione delle capacità uditive. Il percorso dura otto mesi ed il paziente viene informato fino da subito sui tempi e le modalità di sviluppo della terapia. Naturalmente l’elemento chiave per la buona riuscita della terapia è la piena collaborazione del paziente. La semplice prova per un mese dell’apparecchio acustico è di fatto superata. Negli otto o nove mesi del percorso di recupero delle condizioni di migliore udibilità del paziente, l’Audioprotesista seguirà da vicino i vari passaggi fino a raggiungere il massimo livello di personalizzazione della soluzione uditiva scelta.  

La sordità natale

neonato screening udito

Le persone nate sorde o diventate tali nei primi anni di vita riscontrano difficoltà nell’apprendere la lingua parlata che non acquisiscono in maniera naturale ma che deve essergli insegnata attivamente. Per favorire il successo di interventi riabilitativi sulla sordità congenita si ricorre, sempre più, allo screening uditivo neonatale: in tal modo è possibile velocizzare operazioni di diagnosi, protesi, impianto cocleare, preliminari ai percorsi riabilitativi ed apprendimento linguistico. Le due metodologie di cura della sordità natale sono: Oralismo puro: quando la persona viene educata all’apprendimento della lingua tramite la logopedia, dopo che gli sono state applicate protesi e/o impianti cocleari. Metodo bilingue: quando alla persona vengono insegnate sia la lingua locale sia la lingua dei segni. Ricerche dimostrano che l’apprendimento della seconda facilita l’assimilazione della prima.

Apparecchio acustico: come funziona

ragazza sorridente indossa apparecchio acustico

L’apparecchio acustico col passare degli anni è diventato per le persone che hanno un’inefficienza acustica una soluzione essenziale e fondamentale. Nel corso della storia le protesi acustiche si sono sottoposte a miglioramenti che hanno aiutato notevolmente le persone che hanno problemi d’udito di qualsiasi tipo. Con l’avvento dell’alta tecnologia gli apparecchi acustici wireless posso collegarsi ai smartphone e ad altri dispositivo che coadiuvano il funzionamento dell’apparecchio stesso. Nell’elenco seguente andiamo ad elencare le funzioni basi di una protesi acustica: Le onde sonore entrano attraverso il microfono, che converte i segnali acustici in segnali elettrici. L’amplificatore aumenta la forza del segnale elettrico. Dal amplificatore, il segnale viene trasformato in un segnale acustico dal ricevitore. Dal ricevitore il segnale viene incanalata intro canale uditivo, sia attraverso un piccolo tubo o attraverso uno stampo orecchio. Una batteria è necessaria per alimentare l’apparecchio acustico e attivare il processo di amplificazione.

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